Mia Martini: incongruenze e grandi assenti, ecco la verità

Il film-evento "Io sono Mia" ha presentato parecchie incongruenze e grandi assenze. Ecco tutta la verità sulla storia di Mia Martini

Molti si sono chiesti perché nel film-evento Io sono Mia non siano comparse due persone fondamentali nella vita di Mia Martini: Ivano Fossati e Renato Zero. Il motivo è ignoto, ma loro – in verità – c’erano eccome. Ecco la verità.

Assenti? In realtà no

Tutti sanno che Ivano Fossati è stato il più grande amore di Mia: la loro storia, travagliata e piena di tormento, è durata parecchi anni, tra alti e bassi, e ha segnato profondamente la storia umana e artistica della cantante calabrese. In realtà, Fossati, che ha chiesto di non essere citato nella pellicola, è comunque presente nel film nel ruolo di Andrea, fotografo con cui la Martini ha avuto una lunga relazione.

Non solo: molti sanno della straordinaria amicizia che legava le sorelle Bertè a Renato Zero. Assente anche lui per motivi mai chiariti, in realtà la figura di Anthony è stata ispirata proprio dall’eccentrico e rivoluzionario artista romano. Insomma, sia Zero che Fossati non hanno preso parte al film Io sono Mia, ma in qualche modo sono stati portati sulla scena, per cercare di dare una visione quanto più esaustiva e reale del vissuto di Mia.

Le parole di Mia Martini

In un’intervista del 1990, Mia ha così raccontato il suo rapporto con Fossati:

“Era iniziato, su basi sanguinolente e catastrofiche, il rapporto con Ivano Fossati. E avevo il mio bel da fare con questo campo minato. Avevo un contratto con un’altra casa discografica e ho dovuto romperlo a causa sua. Perché era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me come cantante. Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero perché infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me, e la prova d’amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere completamente Mia Martini. Io ero combattuta, non riuscivo a farlo. Il fatto che ci fossero tutti quei debiti da pagare era il mio alibi per non smettere”.

A proposito, invece, delle vergognose accuse di portare sfortuna, ecco le parole di Mia, durante un’intervista del 1989:

“Tutto è cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato “Ciccio Piper”, perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. “Ciccio Piper” ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di porta jella. La delusione più cocente me la diede Gianni Boncompagni. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out”.

La storia di Mia, in verità, è ben più complessa e tormentata di quella raccontata in Io sono Mia, ma è evidente che i tempi cinematografici non abbiano permesso di approfondire molti aspetti.

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