Oscar 2019: Period, le mestruazioni non sono un tabù

"Period. End of sentance" è il cortometraggio che ha vinto l'Oscar come Miglior Short Documentary. Affronta un tabù: il ciclo mestruale.

In questi giorni si discute molto di Green Book, il lungometraggio che ha vinto l’Oscar come Miglior film, oppure di Lady Gaga e Bradley Cooper, protagonisti di A star is born. Eppure oggi vogliamo parlarvi di un altro vincitore, Period. End of sentence, vale a dire il cortometraggio che ha vinto l’Oscar come Miglior Short Documentary e che racconta quello che, per molti, è ancora considerato un tabù: il ciclo mestruale.

Un tabù da abbattere

Period. End of sentence, già disponibile su Netflix, racconta le difficoltà che vivono Sneh e altre sei donne, tutte di un’età compresa tra i 18 e i 31 anni: le sette ragazze lavorano in una piccola fabbrica in cui vengono prodotti assorbenti sanitari femminili. La piccola azienda, creata due anni fa dalla ong Action India, si trova nelle aree più periferiche dell’India, zone in cui – ancora oggi – le mestruazioni sono considerate un tabù. Dunque, inevitabilmente, lavorare in un’azienda che produce assorbenti è considerato qualcosa di sconveniente per una donna.

Ecco le parole della regina del corto Rayka Zehtabchi:

«Le mestruazioni non dovrebbero essere un tabù e non dovrebbero sancire la fine della scuola per le ragazze»

Il documentario fotografa la difficile realtà di alcune giovani lavoratrici che fanno fatica persino a confessare alla propria famiglia il tipo di azienda in cui lavorano. Qualcuna racconta, non senza difficoltà, che il marito cerca in tutti i modi di impedirle di lavorare in una fabbrica di assorbenti, qualche volta addirittura arrivando a picchiarla. Una di loro, però, afferma con determinazione:

«Non smetterò di lavorare nella nostra piccola azienda: gli assorbenti hanno cambiato in meglio l’esistenza di milioni di donne. Produrre assorbenti ha modificato radicalmente la nostra condizione, ci ha rese consapevoli, autodeterminate e ci ha liberate della condanna mensile della vergogna e del tabù»

Il titolo del cortometraggio

Da segnalare, inoltre, il titolo del corto, che gioca su una doppia lettura: la traduzione è Punto. Fine della frase, ma ha anche il significato di Ciclo mestruale. Fine della condanna. Un modo per dire basta a una cultura retrograda e maschilista, in cui un fatto naturale come il ciclo è ancora motivo di vergogna.

Sneh, la protagonista del documentario, ha soltanto 22 anni, abita a Kathikhera, un villaggio nel distretto indiano di Hapur. La regista. Rayka Zehtabchi, l’ha portata con sé a Hollywood, durante la notte degli Oscar, e le ha permesso di conoscere un mondo a lei del tutto sconosciuto. Tra gli applausi e i clamori, Sneh è diventata il simbolo di una donna che affronta con coraggio e determinazione quello che, purtroppo, in alcuni posti del mondo, è ancora un tabù.

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